menu circle-with-cross

psicoterapia

Le sfide principali in psicoterapia sono sempre state legate al fatto di aiutare la persona a risolvere il disagio psicologico e a  rinforzare l’efficienza della sua personalità,  e i vari approcci terapeutici sono modi diversi di accedere all’informazione legata al sintomo o al disturbo riferito.

Il terapeuta con il suo lavoro, in genere, cerca di promuovere il raggiungimento di un’armonia tra le emozioni, pensieri e comportamenti.

disegno_ave_sito-svg-ellipse11973-457È fondamentale prendersi cura della persona nella sua globalità e aiutarla, promuovendo l’autosservazione e rinforzando la parte sana, vitale e consapevole, con varie modalità, per ritrovare un migliore equilibrio e un’armonia psicofisica e relazionale.

Quella che viene definita malattia spesso è una espressione dell’inconsapevolezza del nostro modo innaturale di vivere o di qualche parte di noi che abbiamo negata e/o bloccata.

Va promossa l’autostima cioè il diritto di stare bene fisicamente e psicologicamente, dando valore alle proprie sensazioni, emozioni e ai propri pensieri; avendo buone relazioni, fiducia in se stessi e nelle proprie risorse, nonostante esperienze negative familiari del passato e/o  presente o traumi, lutti, incidenti, abusi subiti.

Cambiamento e vie d’uscita emergono quando la persona comincia a mettere a fuoco creativamente, prendere appunti su qualsiasi emozione, intuizione, idea che le possa appartenere.

La funzione della terapia è quella di valorizzare la consapevolezza e di rendere capace il soggetto di vedersi, comprendersi e modificarsi.

Ritengo essere molto importante far riattivare il potenziale energetico della persona, reimparando a contattare degli strumenti che possediamo da sempre e che non siamo più abituati ad usare: in altre parole, tutto ciò che riguarda il mondo della sensazione e dell’emotività, correlandolo poi al significato e al pensiero.

Il nostro ambiente sociale non ci aiuta in questo, noi oggi siamo molto posizionati nel giudizio, la nostra è una civiltà che ha raggiunto l’apice della razionalità, del fare e dell’agire fuori, del non sentire, siamo tutti centrati sull’esterno e neghiamo la possibilità di occuparci di noi; ci atteggiamo ad un ruolo, ma dimentichiamo ciò che siamo, facciamo le cose spesso non perché sentiamo di farle, ma perché dobbiamo farle; siamo figli di un mondo di doveri e in questo mondo di doveri e di giudizio, noi di continuo perdiamo noi stessi.

Quasi sempre la soddisfazione avviene attraverso l’oggetto, attraverso il mondo esterno e quindi si rimane in quel tipo di visione del mondo del potere e dell’ IO-SONO. Quando (già cominciando da bambini) si subiscono troppe interferenze dall’ambiente esterno sotto varie forme, anche con troppe regole, si usa la propria energia mentale per far fronte alle intrusioni o all’indisponibilità, invece che per essere in contatto o nell’ascolto di se stessi.

Questa energia mentale e razionale allora prende il predominio, determina una situazione in cui la mente pensante diventa il centro dell’intera esistenza, e quando non si pensa, non si agisce, non ci si sente utili e importanti, e allora ci si sente nel vuoto.

Una persona in queste condizioni non solo sente il vuoto, ma ne ha paura. Avventurarci nel vuoto fa paura, perché farlo ci ricorda quanto insicuri ci siamo sentiti in passato: è un indizio della fragilità del legame con le persone significative a cominciare dai genitori e/o di eventuali situazioni traumatiche.    Da qui la paura del vuoto, intesa anche come perdita di controllo, perdita di confini dell’IO per cui emergono le reazioni difensive.

Superare la paura del vuoto richiede una nuova esperienza in un contesto specializzato, nel quale il recupero della capacità di provare sentimenti e sensazioni senza sentirsi sopraffatti è essenziale…

 …poiché non ci può essere alcuna interezza senza l’integrazione nella nostra vita dei sentimenti e delle sensazioni oltre che dei nostri pensieri.

disegno_ave_sito-svg-path65869-4294966956